Antonio Guaiana, Capogruppo degli ormeggiatori di Trapani, racconta quella notte in cui si è sfiorata la tragedia: «Ero di servizio, l’8 agosto del 2008, proprio agli aliscafi, con un collega, se non sbaglio Carlo Maltese, quando via vhf la Capitaneria di porto ci avvisa di un incidente all’imboccatura del porto».
«Si trattava proprio dell’Ettore Morace, della Ustica Lines, proveniente da Favignana, che stavamo attendendo e che aveva cozzato contro i frangiflutti a 38 nodi di velocità».
«Senza perdere tempo ci precipitammo con la motobarca da battellaggio e fummo i primi, con i Vigili del fuoco, a raggiungere il luogo dell’incidente vicino al molo Sanità e a prestare soccorso ai naufraghi».
La scena che si presenta è proprio la stessa di un anno prima, della sera del 21 agosto 2007, quando, nello stesso luogo e con eguali modalità, l’aliscafo Giorgione si era scontrato con la scogliera.
Ma stavolta, spiega Guaiana, la visione ha qualcosa di incredibile: «L’aliscafo, infatti, ha cozzato contro i frangiflutti in un modo perfetto, sembra quasi si sia adagiato sulla scogliera». Questa posizione fortuita ha probabilmente cambiato le sorti delle 144 persone a bordo. Nonostante ci siano stati 68 feriti, tra cui un bambino di 10 anni, che aveva ricevuto un colpo alla testa, la faccenda è finita nella maniera migliore.
«Appena arrivati – prosegue il suo racconto Guaiana – abbiamo soccorso immediatamente una signora di Catania semisvenuta, che stava veramente molto male, e l’abbiamo lasciata in custodia all’ambulanza davanti la Capitaneria di porto per poi riprendere i soccorsi insieme all’altro battello degli ormeggiatori, l’Itaca, con cui Vito Figliomeni, allora Capogruppo, ci aveva raggiunti poco dopo l’impatto».
«Fortunatamente l’evacuazione dei passeggeri dalla precaria e scomoda posizione è stata priva di potenziali pericoli in cui si sarebbe potuto incorrere e l’abbandono dell’aliscafo si è svolto senza ulteriori complicazioni».
Il compito degli ormeggiatori, però, come spesso accade, non si esaurisce con l’ultimo passeggero in salvo: in quella notte d’agosto, ma anche nei giorni successivi, hanno sorvegliato lo scafo che si trovava in posizione precaria fino a che non fu assicurato stabilmente, per permettere le operazioni di allibo del carburante e, fin dalle prima ore dopo l’incidente, i rilievi tecnici.
[tratto dalla rivista “Porti & Servizi Tecnico Nautici”, edita dall’Angopi]